Il 17 aprile vai a votare, e vota "sì"!
apr 122016Premesso che l'Italia è un Paese industrializzato che come tanti altri ha basato la propria economia sull'utilizzo di combustibili fossili (petrolio e derivati) e di conseguenza non potrà mai esserne indipendente nel breve periodo. Tuttavia è noto che le estrazioni mediante trivellazioni profonde del manto terrestre non sono mai state prive di rischi, soprattutto quando esse avvengono in mare aperto. Nonostante tutti i sitemi di sicurezza previsti per evitare qualsiasi tipo di incidente il 20 aprile del 2010 la gigantesca piattaforma semisommergibile Deepwater Horizon è esplosa improvvisamente mentre stava terminando una trivellazione nel Golfo del Messico a circa 80km dalla Lousiana causando uno dei più devastanti danni ambientali che l'opera dell'uomo abbia mai provocato. Due giorni dopo, infatti, la piattaforma si è rovesciata ed è affondata danneggiando le valvole di sicurezza sul fondale marino e il petrolio misto a gas naturale ha continuato a fuoriuscire in mare per 86 interminabili giorni fino a quando il 15 luglio dello stesso anno la BP ha trovato finalmente un modo di chiudere provvisoriamente la falla e che è stata poi sigillata definitivamente il 19 settembre 2010, un incubo durato quasi cinque mesi. Nel frattempo si è calcolato che sono state sversate in mare fra le 460 e le 800 mila tonnellate di petrolio, ovvero fra i 3 e i 5 milioni di barili.
L'entità del danno ambientale provocato dall'icidente della Deepwater Horizon è stato dieci volte più devastante di quello provocato dalla Exxon Valdez, la petroliera che il 24 marzo del 1989 per un errore di manovra si incagliò su una scogliera nel Golfo dell'Alaska e sversò in mare circa 41 milioni di litri di petrolio, inquinando 1900km di coste, uccidendo 250 mila uccelli marini, svariati milioni di pesci e specie marine e molte migliaia di animali acquatici. E che fine ha fatto tutto quel petrolio sversato in mare? Beh, una piccola parte, quella che galleggiava, è stata raccolta e recuperata, oppure bruciata direttamente in mare attraverso gli incendi controllati. La parte più consistente, invece, si è depositata sul fondo marino grazie ai milioni di litri di solventi e altri agenti disperdenti versati in mare proprio per far precipitare il greggio, in questo modo migliaia di uccelli si sono (forse) salvati a scapito di milioni di pesci e di specie marine che giacciono ancora sotto una fitta coltre nera in fondo al mare. Ora io mi domando: che male ci avrà mai fatto questo mare per meritare un trattamento così scellerato da parte dell'uomo?
Giulia di Orvieto stamattina mi ha fatto notare che avevo dimenticato di citare un'altro disastro ambientale avvenuto l'11 aprile 1991 nel golfo di Genova (davanti a Voltri) causato dalla petroliera Amoco Milford Haven che esplose improvvisamente durante un'operazione di manutenzione. La petroliera sversò in mare più di un centinaio di miglaia di tonnellate di greggio che furono arginate con numerosi incendi controllati e spargendo solventi. Il giorno dopo si è tentato di trainare la nave cisterna verso la terraferma, però la prua si spezzò affondando a 490m di profondità. Il resto della nave affondò poi al largo di Arenzano a soli 75m di profondità.
Domenica 17 aprile possiamo cominciare a cambiare questa situazione andando a votare e votando con un "sì" al referendum sulle trivelle. In questo modo 21 impianti di trivellazione posizionate nei nostri mari a meno di 12 miglia nautiche dalla costa (circa 22km) non riceveranno più la concessione governativa per continuare ad estrarre petrolio e/o gas naturali. Scegliere di dare un limite temporale di esercizio alle piattaforme più prossime alla costa non significa rinunciare all'utilizzo del petrolio, in fondo si tratta di rinunciare nel medio periodo a soli 21 impianti, quelli che in caso di incidente causerebbero senza alcun dubbio dei danni incalcolabili all'ambiente e ai nostri mari. Significa invece manifestare la volontà di scegliere per il futuro un tipo di energia diversa, un'energia che non inquina, un'energia che non uccide e che non ucciderà mai la flora e la fauna marina... Se fossi io a decidere toglierei la concessione a TUTTE le piattaforme presenti attorno alle nostre coste, anche quelle posizionate OLTRE le dodici miglia marine, lo farei senza indugiare neanche un istante!... costituiscono un rischio enorme che noi italiani non possiamo più permetterci.
Mi rivolgo a quelli che hanno paura di perdere il proprio posto di lavoro votando un "sì" al referendum: non cedete al ricatto delle multinazionali che si sono riempite le tasche coi soldi che hanno ricavato dal nostro petrolio, pensate invece a quante centinaia di migliaia di opportunità di lavoro potrebbero nascere in un prossimo futuro per sviluppare nuovi impianti ad energie rinnovabili! Care signore, cari signori: siamo in Italia, mica in Scandinavia... A noi italiani il sole, il vento e il mare non ci mancano davvero, e non ci mancheranno mai! Oggi ci sono tutti i migliori presupposti per sfruttare queste risorse naturali, hanno già cominciato a farlo anche quelli che tutte queste risorse non ce l'hanno... E noi allora?.. cosa stiamo aspettando?..